Drammatico, di Dariush Mehrjui, Iran, 1969.
Basato sull'opera teatrale di Gholam-Hossein Saedi, probabilmente ispirata da una leggenda iraniana secondo la quale il principe Buyid Majd ad-Dawla si considerava una mucca. Hassan ama più di ogni altra cosa la sua unica mucca, fonte di sostentamento. Quando lascia il villaggio per un breve periodo la moglie trova la mucca morta nella stalla. I compaesani temono la reazione di Hassan e per evitargli il dispiacere della perdita della sua amata mucca nascondono il corpo dell'animale in un pozzo. Quando Hassan ritorna e non trova la mucca incomincia a perdere lentamente il senno, fino a diventare pazzo e a credere di essere lui stesso la mucca. Si chiude a vivere nella stalla mangiando fieno. La moglie e gli amici del villaggio cercano di aiutarlo a ritrovare il suo equilibrio mentale. Acuta critica del senso del possesso e della proprietà che porta l'uomo all'alienazione e alla perdita della sua identità, The Cow di Dariush Mehrjui è il primo film della New Wave iraniana. Girato in un remoto e povero villaggio della campagna iraniana dove domina la superstizione e la percezione religiosa del male, impersonata durante tutto il racconto anche dalla presenza quasi fantasmatica di invasori nemici, il film è una drammatica metafora della dipendenza dell'uomo dai suoi mezzi di sostentamento.

Spunto di riflessione
Quando un uomo taglia le radici con il suo vero se, quando è dipendente dalla società, dalla religione, dallo stato, dalle sue proprietà, diventa un individuo alienato. Egli si rende conto di non avere più radici, perde ogni sicurezza, ogni supporto e può cadere in un buco nero. Tutta la sua conoscenza, tutta la sua rispettabilità non era sua, era stata presa in prestito. A quel punto può credere di non possedere nulla. Se un giorno qualcuno gli dice che quella cosa che amava più di ogni altra cosa al mondo non c'è più potrebbe arrivare alla pazzia. La pazzia è la paura di ciò che non si conosce.

LINGUA: persiano
SOPTTOTITOLI: italiano, inglese